Nightwish, 02 Marzo 2008, Palalido, Milano
Anette o Tarja, Tarja o Anette. Li senti discutere già ore prima del concerto, questi ragazzi accampati davanti ai cancelli del Palalido di Milano. Ma quando si spengono le luci e i quattro finnici e la svedese salgono sul palco, il pubblico esplode in un boato e si capisce subito che è pronto per scatenarsi. E lo è anche la band, che apre con l’accattivante “Bye Bye Beautiful”, forse per sottolineare maggiormente la dipartita di Tarja, e procede poi con “Dark Chest Of Wonders”, uno dei pezzi sicuramente più apprezzati del precedente album. Bastano poche canzoni per capire la fondamentale differenza fra la nuova band e la vecchia: anche se la voce di Anette non raggiungerà mai ai livelli lirici di Tarja, la svedese è assai più dinamica sul palco. Anette intrattiene il pubblico, interagisce con i fan e diverte insieme ai ragazzi: Jukka mai così potente dietro alla gigantesca batteria, Emppu che corre da un lato all’altro del palco, Tuomas con le sue quattro tastiere. Marco, poi, ha ormai ottenuto il ruolo di co-frontman: bravissimo sia a suonare che a cantare con la sua voce growl, nonostante le bottiglie di vodka che si scola sul palco. Eccezionale poi su “The Islander”, in cui è praticamente il protagonista assoluto: seduto su una sedia, ha scambiato il basso con la chitarra e riesce a tirare fuori una voce morbida e dolce per questo pezzo acustico.
Sulle vecchie canzoni si sente un po’ la mancanza di Tarja: una su tutte, “Sacrament Of Wilderness”, che è irriconoscibile e perde quasi tutto il suo fascino. Non sarebbe stato meglio scegliere un pezzo dagli album successivi dove la voce di Tarja non era più così impostata in modo lirico? Infatti riescono assai meglio le performance sulle canzoni tratte da Once, come “The Siren” e “Nemo”, resa magica dai fiocchi di neve che cadono sul pubblico. La scelta della setlist non è del tutto felice: mancano alcuni pezzi storici in uno show tutto incentrato, per ovvie ragioni, sul nuovo album, Dark Passion Play. Ma, senza proporre materiale troppo complesso per la voce di Anette, alcuni pezzi più deboli come “Whoever Brings On The Night” e “Sahara” avrebbero potuto essere sostituiti con canzoni più convincenti prese sempre dall’ultimo disco, in primis “For The Heart I Once Had”. Critica finale: con 14 pezzi compressi in un’ora e mezzo, il concerto è sembrato un po’ troppo breve, anche se l’energia e la simpatia della band non l’hanno fatto pesare troppo.
Setlist:
Bye Bye Beautiful
Dark Chest of Wonders
Whoever Brings The Night
Ever Dream
The Siren
Amaranth
The Islander
The Poet And The Pendulum
Sacrament Of Wilderness
Sahara
Nemo
Seven Days To The Wolves
Wishmaster
Wish I Had An Angel
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